Alcune considerazioni sull’esito delle elezioni europee 2019 riguardanti il campo progressista che mi pare non siano state sufficientemente analizzate nel dibattito pubblico.
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Mentre ci concentriamo sulla netta vittoria della Lega, mi pongo una domanda: chi sale sul carro dei vincitori? L'onda sovranista nel complesso non ha sbancato in Europa ed i partiti europeisti hanno ottenuto la maggioranza. Così, mentre il governo vince in Italia, dei maggiori partiti politici italiani, solo il PD può effettivamente far parte della "maggioranza" uscita vincente nel parlamento europeo. Zingaretti ha accennato ha questo fatto nelle sue prime dichiarazioni. L'opportunità, che mi chiedo se il PD riuscirà a cogliere, è di potersi candidare ad essere la voce dell’Italia in questa maggioranza europea che prenderà decisioni sul futuro del continente. Non parlo ovviamente di commissari, ma dell'influenza nelle commissioni e dei lavori parlamentari. Del resto, il M5S e Lega hanno deciso di isolarsi a Bruxelles.
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I verdi italiani, Italia in Comune e +Europa non presentandosi come lista unitaria, progressista, ecologista ed europeista hanno avuto il vantaggio di poter contare il loro peso elettorale, ma i loro elettorati che credo sovrapponibili sono rimasti senza seggi. Uniti avrebbero potuto oltrepassare il 6% dei consensi, oltre la soglia di sbarramento e vicini a FdI, mentre ora i loro voti sono andati persi. Questo, in mia opinione e salvo eccezioni, rimarca la generale inadeguatezza della classe politica di tali schieramenti, la quale pare il principale ostacolo ad un elettorato che c’è e si mostra vivo nel resto del continente. Si tratta dello stesso elettorato dell’ALDE e dei Grüne in Europa. Un problema simile si vive in UK. Se si votasse domani per il parlamento britannico (col rinomato maggioritario uninominale a turno unico), sarebbe rispettoso per gli elettori dei LibDem, ChangeUk e Greens non presentarsi assieme?
Infine una considerazione più generale, non legata allo schieramento del centro-sinistra.
- Le elezioni europee sono un “doppione” per molti paesi in cui l'elettorato andrà o è andato alle urne in tempi ravvicinati: Austria, Grecia, Danimarca, si parla dell’Italia, Spagna, ed è caduta la premier britannica. Il governo di un paese deve riflettere i risultati delle elezioni europee in tale paese?